L’uomo nasce limitato rispetto ad altri animali, restando dipendente dalla madre per molto tempo prima di rendersi autonomo. Quando finalmente giunge a poter decidere liberamente e fare scelte di cuore, proprie della sua umanità compassionevole, viene spiritualmente castrato da una società competitiva e costretto in schiavitù! Gli viene così imposto un lunghissimo elenco di bisogni di cui realmente non necessita. Passando il resto dell’esistenza nella falsa convinzione che soddisfare questi bisogni, sia l’unica consolazione ad una vita triste ed altrimenti vuota di significato. Come se non bastasse, per fare tutto ciò, gli viene anche subdolamente indotta la convinzione che ogni mezzo è lecito per ottenere queste gioie e che è attraverso l’appagamento dei piaceri effimeri che si raggiunge la felicità. Non potrà dunque far altro che competere ininterrottamente con gli appartenenti la propria specie, perché le risorse sono limitate e per goderne bisognerà accumulare quanti più beni di consumo possibile a scapito degli altri contendenti. Nell’illusione di essere libero di scegliere l’uomo in realtà è divenuto dipendente dal possesso, dal consumo, dall’ostentazione, dal lusso, tutto finalizzato a suscitare invidia come frutto della competizione. Inesorabilmente.. schiavo!
Solo la consapevolezza del degrado spirituale che ne consegue può farci reagire. Nessun sacrificio è richiesto al nostro essere “umano” per abbandonare questa devianza alla sopraffazione. Bensì sarà un sollievo per la coscienza “liberarsi” dalla forma di dipendenza più diffusa e decadente che l’umanità abbia mai conosciuto: le “gioie”. MAIUNAGIOIA dunque deve diventare un augurio. Perché accontentarsi di questi miserabili piaceri passeggeri offende il divino che è in noi e non sentirne più il bisogno servirà ad indirizzarci sulla strada che porta alla beatitudine.