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LA GOLA: VIZIO CAPITALE!

Premetto che la lettura di questo post, più degli altri che ho scritto nel blog, necessita di una dose di apertura mentale considerevole. Voglio infatti condividere, con chi vorrà leggerlo, una visione libera e quindi impopolare di una spiacevole consuetudine, fortemente radicata nelle tradizioni di tutti i popoli ed addirittura venerata dalla nostra evoluta cultura occidentale: il piacere della buona tavola e del buon cibo.

Vi siete mai chiesti perché condanniamo ogni forma di schiavitù, di dipendenza ed invece osanniamo la più potente delle droghe: il cibo?

Droga è tutto ciò che crea una dipendenza fisica e celebrale, perché il suo consumo provoca sensazioni di piacere estremo. Così rinunciarvi è sempre più difficile, diventando in molti casi impossibile. Le sostanze stupefacenti, come ad esempio la cocaina e l’eroina, sono droghe che danno assuefazione e provocano danni irreparabili. Ne esistono però di più potenti, che, oltre a danneggiare corpo e mente, danneggiano anche lo spirito.

La gola, intesa come l’esclusivo appagamento del gusto e del piacere che deriva dall’assunzione di cibo , è l’esempio più eclatante di queste droghe subdole. Il goloso quindi non è altro che un drogato inconsapevole. Infatti molto spesso, a differenza dell’eroinomane, chi è gusto-dipendente si proclama come tale senza vergogna, anzi esserlo diventa un vanto. Il goloso manifesta questa sua debolezza con orgoglio in ogni occasione conviviale, assumendo dosi massicce di cibo in pubblico.

Perché consumare cibi al solo scopo di godere del piacere effimero che scaturisce dall’appagamento del gusto è insano?

Perché conduce inesorabilmente ed indiscutibilmente ad un consumo eccessivo delle risorse disponibili, che sappiamo essere limitate. Promuovendo una richiesta sempre maggiore e per questo con scarsa possibilità di rinnovo di materie prime. Necessarie, non per il sostentamento vitale, ma per permettere un’elaborazione sempre più raffinata di piatti gourmet da proporre in ristoranti alla moda, o semplicemente per bandire tavolate casalinghe e riunirsi tra parenti o amici ad ingurgitare cibo, ben oltre le necessità fisiche.

Ovunque, dai telegiornali ai programmi della domenica, paffuti ed inebetiti “pupazzi di neve” con stupidi copricapo, inneggiano alle gioie che possono dare al palato orrende accozzaglie di carni martoriate ed altri derivati animali, frutto dello sfruttamento prima e di una violenta macellazione poidi inermi ed innocenti esseri senzienti. Presentate, con grande orgoglio e suscitando grande ammirazione, mentre giacciono a marcire su insanguinate verdure e altri frutti innaturali di agricolture intensive, anch’esse sovrasfruttate grazie alle pozioni farmaceutiche, create ad hoc da stregoni della chimica, pagati da multinazionali senza scrupoli.

Costringiamo questi prodotti commerciali degli allevamenti-lager, ad atroci sofferenze, a violenze talmente lontane dalla nostra umanità, che ci portano a delegare con indifferenza e codardia, crudeli carnefici, all’infame compito di boia a volto scopertoLi assassiniamo riducendoli in prodotti da banco dai nomi forvianti e succulenti: filetto, salsiccia, costina, wurstel, mortadella, prosciutto, ecc. Ma è inutile chiudere gli occhi, perché restano pur sempre carni morte, strappate dalle carcasse di poveri innocenti, sacrificati non per la sopravvivenza di una specie superiore, come si autoproclama quella umana, ma solo per appagare le sue avide papille gustative.

Oltre tutto ciò, si costringe il corpo, violentato da una errata ed eccessiva alimentazione, a ricorrere alla medicina per attenuare gli effetti devastanti sulla salute, dovuta a questa squilibrata consuetudine nutrizionale.

Il concetto di nutrizione, cioè alimentarsi esclusivamente con ciò di cui abbiamo realmente bisogno, è lontanissimo dall’esaltazione della cucina che ci viene propinata quotidianamente, attraverso vari canali, dalla cultura occidentale: globalizzata e consumistica.

A questo punto, una comunità illuminata e consapevole come ci illudiamo che sia la nostra, rendendosi conto di queste condizioni di vita, animali e di conseguenza anche umane, deplorevoli e spiritualmente povere, avrebbe il dovere morale di aiutare il goloso a disintossicarsi e ad aprire gli occhi sulle atrocità commesse per sostentare il suo, tutt’altro che trascurabile, vizio.

Inspiegabilmente invece, il gusto-dipendente ottiene approvazione, innescando un meccanismo disastroso: l’emulazione….. PERCHÉ?

Forse perché l’uomo ha dimenticato la sua natura compassionevole, amorevole verso il prossimo, empatica verso il più debole, verso chi soffre?

O forse perché la visione antropocentrica del creato, sta portato l’uomo all’inesorabile autoestinzione?

In entrambi i casi, è tempo di recuperare i sentimenti nobili che conserviamo ben nascosti in fondo alle nostre coscienze, altrimenti è giunto il tempo di togliere il disturbo, lasciando che il pianeta Terra, libero dal suo cancro: l’uomo, possa riacquistare gli equilibri perduti, per tornare finalmente a respirare e prosperare!